I CALCIDESI :I FONDATORI DI REGGIO

“Duemilasettecentocinquanta anni di storia, portati benissimo. Oggi Reggio riscopre le sue radici, riscopre il suo percorso, il suo orgoglio, la sua identità. Una delle più antiche città d’Italia, che affonda le sue origini nel mito della tradizione magnogreca, una delle culle della civiltà, crocevia del Mediterraneo, baricentro ideale tra Oriente ed Occidente; luogo di arte, bellezza, di musica e di poesia……” Questo l’inizio del messaggio di buon compleanno del Sindaco Giuseppe Falcomatà alla città.
Anche noi per festeggiare questo eccezionale anniversario vogliamo ricordare per non dimenticare chi furono i suoi fondatori: I Calcidesi.

Oggi Calcide in greco Chalkis è un comune della Grecia , situato nella periferia dello stato Ellenico centrale, capoluogo e porto sul mare Egeo e conta circa 60.000 abitanti, dove la lingua parlata è il greco antico. Il sito della città antica si trova sulle pendici del monte Vathovounia e le sue tracce abitative, secondo le scoperte archeologiche, risalgono al periodo paleolitico( circa 2,5 milioni di anni fa) mentre la sua prima forma di città risale all’inizio del neolitico( 9.500 a. C.).

La colonizzazione Ellenica ebbe inizio nel VII secolo a.C. Le ragioni che spinsero i greci ad intraprendere lunghi viaggi per raggiungere siti lontani dalla terra d’origine e conquistarli, furono molteplici e simili alle ragioni che spinsero altri popoli alle migrazioni: densità di popolazione in patria, necessità di sbocchi commerciali, ansia di avventure e di scoperta. Tali ragioni erano anche giustificate dalla volontà misteriosa dell’oracolo, che non di rado indicava il luogo da colonizzare. A questo proposito Tucide (storico ,filosofo e militare ateniese) narra del ruolo decisivo avuto dall’oracolo di Apollo a Delfi nella fondazione delle due città sullo Stretto, e per individuare il sito dove fondare Reggio l’oracolo disse:” laddove l’Apsia, il più sacro dei fiumi si getta in mare , dove una femmina abbracci il maschio, là fonda una città”.

I Calcidesi guidati da Artimedes di Calcide ( questi era detto “Okistes” ovvero Ecista, colui che fonda o colonizza un territorio, ed era solitamente una persona di spicco,spesso nobile) una volta sbarcati sulla terra ferma si stabilirono presso il sepolcro di Giocasto figlio di Eolo( dicesi essere morto ferito da un dragone). Poi si fermarono alla foce del fiume Apsia attuale Calopinace nella località Pallantion dove videro una vite avvinghiata ad un leccio.

Non si sà quale sia stato l’atteggiamento degli indigeni all’arrivo del popolo conquistatore, con ogni probabilità prevalse la dialettica delle armi, costringendo i nativi a ritirarsi all’interno, verso le pendici dell’Aspromonte.

Le origini della fondazione di Reghion , non sempre ha trovato concordi gli storici sia del passato che del presente. Secondo Strabone(Geografo e storico greco) i Calcidesi giunsero nella nostra terra insieme ai Messeni del Peloponneso e la colonizzarono; nella versione di Antioco di Siracusa( Storico siciliano del V sec. a.C.) i nuovi occupanti la colonizzarono perché chiamati dagli abitanti di Zancle ( Messina). La prima tesi è suffragata anche da Eraclite Lembo (Filosofo e scrittore greco antico) che parla di due popoli.

Dopo la conquista i Calcidesi istituirono un governo aristocratico.

Il rapporto tra colonia fondata e la madre patria era molto forte, tanto che si osservavano le leggi di Caronda Cataneo (Legislatore catanese che creò il “ Codice Calcidese” ).

Le leggi di Caronte a Reggio furono adottate prima che Anassilla usurpasse il potere e prima del periodo in cui visse Pitagora.

Oltre alle proprie regole, i Calcidesi mantennero anche gli usi e costumi. Ogni uomo poteva avere 3 o 4 donne ma di queste una sola moglie; le figlie femmine venivano seguite fino al matrimonio, mentre i maschi fino all’età di sette anni (a quell’età andavano a scuola dove imparavano ad essere uomini e soldati valorosi).

Anche i nomi delle località colonizzate paragonate a quelle greche prendevano lo stesso nome: esempio Loutro o Loutron in greco significa zona sedimentaria con sorgiva d’acqua ; nella vallata del Sant’Agata, di fronte a Cataforio, esiste una località chiamata Lutrà che ha le stesse caratteristiche così come la vicino Pirgo che ha le stesse connotazioni di Pirgos capoluogo dell’Elide regione della Grecia ecc.

Nel campo dell’agricoltura i Calcidesi hanno introdotto la coltivazione basata sulla complementarietà , ovvero far crescere i cereali tra i filari di viti e piante d’ulivo. Con il loro arrivo i colonizzatori ellenici già con i primi insediamenti praticarono la viticoltura e successivamente introdussero l’ulivo.

Per le piantagioni praticavano la rotazione biennale , poiché i tentativi di introdurre la rotazione triennale, nella loro terra natia, con i legumi al terzo anno fallirono. La rotazione triennale ebbe successo una volta introdotta nei nuovi terreni di Reghion, molto probabilmente perché in Grecia non veniva usato concime animale, verosimilmente a causa del basso numero di bestiame.

Ma la vera novità fù la vendemmia: le uve venivano pigiate con i piedi in grande vasche e in seguito il mosto veniva lasciato fermentare in grosse brocche finchè non diventava vino. La preparazione del vino risalirebbe al III° millennio a.C. ed era detta Oinos “bevanda di Dionisio”(dio della vegetazione). La gradazione di questa bevanda era molta elevata e veniva aromatizzata con timo, menta, cannella e talvolta anche con miele. Quando il vino occasionalmente, veniva bevuto puro era detto “acroton” ed era versato in un ampio recipiente detto”cratere”.

Se nella loro patria era particolarmente diffuso l’allevamento degli ovini, le altre specie come bovini e suini avevano minore importanza. Nella nuova colonia gli agricoltori Calcidesi divennero anche allevatori non solo di pecore e capre ma anche delle altre specie.

L’alimentazione dei nuovi colonizzatori rimase quella della madre patria ovvero quella dominata dalla triade grano, vigna, olivo ( pane,vino olio) e zuppe d’orzo, infatti i cereali coprivano 80% del fabbisogno calorico, mentre i grassi e proteine erano forniti da legumi e olio.

La carne era esclusiva delle classe agiate, tranne per i tagli meno pregiati, che potevano essere acquistati più facilmente da tutti; essa veniva cucinata alla brace o allo spiedo con erbe aromatiche, condite con lo stesso grasso animale e irrorata con il vino. Si trattava soprattutto di carne bovina, ma era apprezzata anche quella di maiale e la cacciagione. Come si può evincere fra le carni cucinate non c’erano gli ovini, che venivano utilizzati solo per il latte e la lana.

Per quanto riguarda il pane di frumento anche a Reghion i colonizzatori applicarono la legge del legislatore ateniese Solone, che imponeva consumare questo tipo di pane solo nei giorni festivi ciò perché il grano era scarso e doveva essere importato. A proposito di questo alimento lo storico greco Ateneo di Nausicratis ebbe modo di censire 72 varietà di pane.

Nei giorni non festivi la base dell’alimentazione era costituita dalla “maza” una sorta di focaccia di farina d’orzo abbrustolito mescolato con latte e olio, che si abbinava ai vegetali selvatici come la cicoria.

I Calcidesi come tutti gli ellenici non disdegnavano i dolci, fra questi quelli consumati abitualmente erano i”Piramidis”, dalla particolare forma a piramide costituito da frumento arrostito e sesamo impastati con il miele e i “Plankas” di forma bassa e tonda ed era costituito da farina,noci, pistacchi e datteri, stilizzati in forma antropomorfa cioè raffiguranti il corpo umano.

Nel periodo di massimo splendore Rhegion conobbe altresì una florida attività artistica culturale e tra i suoi concittadini annovera artisti come :

Sillax, decoratore del Peloponneso

Klearkos, scultore , autore della statua di Zeus che ornava il tempio di Athena a Sparta.

Pitagora, scultore, allievo di Klearkos, che fu più ammirato del maestro in quanto scolpì le più belle statue della Grecia antica.

Ippi , storico che è considerato il più antico storico della Magna Grecia

Ibico reggino ,poeta, aristocratico fu forse di stirpe messenica.

Oggi dell’impianto urbano coloniale si conoscono le mura di cinta,conservati in via Marina e sui rilievi collinari (Collina degli Angeli e Trabocchetto) e scarsi resti di edifici pubblici monumentali e sacri (area Griso-Laboccetta e Prefettura), i resti di un odeon all’interno di un condominio vicino al corso Garibaldi.

Ma il più prezioso ritrovamento archeologico si trova al largo di punta Calamizzi dove dieci anni fa sono stati scoperti i resti del Tempio di Artemide Fascelide.

Mentre in periferia resti d’insediamenti greci si trovano in località Suso di Cataforio dove insisteva la Città di Sant’Agata , in contrada Badia di Gallina ove insiste il monastero di Santa Maria di Trapezomata e a Pellaro.

Testi Consultati

Tipi di colture e sistemi di produzione – Elizabeth Fentres

Cosa mangiavano gli antichi Greci – wwwLifegate.it

Uomini e vicende di magna Grecia – di Tonino Caputo e Gianfranco Longotta

Alimentazione nell’Italia antica – Beni Culturali Calabria

 

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