La Settembrata Calabrese

Continuando il nostro viaggio  tra le cose perdute o dimenticate a Reggio saltarellando nei tempi, sul finire della seconda guerra mondiale, scopriamo che nella nostra città c’era una volta “La Settembrata Calabrese”.

Questa rassegna era un’istituzione sorta con il nobile scopo di valorizzare in pieno tutte le risorse calabresi nel campo culturale, artistico, folkloristico.

L’idea sorse in un pomeriggio di giugno del 1944, al Lido Comunale, mentre il Sindaco d’allora avv. Pasquale Andiloro, e il poeta Nicola Giunta erano in attesa di ascoltare un concerto popolare.

Il 15 giugno 1944, l’Amministrazione Comunale dava incarico di organizzare e dirigere la manifestazione a Nicola Giunta con la seguente motivazione:” L’incarico le viene affidato non solo per l’ amore che lei ha per la poesia,  ma soprattutto per le sue capacità di interpretare i sentimenti popolari ,di aderire intimamente alla vita secolare della nostra regione, per il suo caratteristico saper penetrare nel magico mondo che spesso nasce dalla fantasia di un popolo”.

E’ stato questo il primo passo con cui la grandiosa concezione dell’Istituzione della “Settembrata Calabrese” si è messa in cammino.

Ma la manifestazione fu voluta anche perché la Calabria voleva partecipare alla ricostruzione materiale, morale e sociale della Patria, e dare un contributo civile, come prontamente la sua gente diede un contributo di sangue sui campi di battaglia.

Il poeta reggino senza esitazione accettò di buon grado, anche perché era una sua idea e un suo vecchio sogno, allestire una manifestazione d’arte che rimanesse memorabile in città e in tutta la Calabria.

Così nacque la” Settembrata Calabrese” che si sviluppava per tutto il mese di settembre, dove tutte le risorse calabresi fino allora trascurate e sfruttate venivano valorizzate,

La Giunta cercò i suoi collaboratori negli uomini che portassero amore per la Calabria, fra questi l’ing. Flaminio G. De Mojà,

Fù nominato un Comitato d’onore oltre ai Prefetti e ai Presidenti delle tre  Provincie facevano parte personalità come il M° Francesco Cilea, M°Francesco Mandica e il Prof. R.Lombardi Satriani.

Mentre il Comitato permanente oltre il Sindaco Avv. Diego Andiloro, facevano parte il M°Pasquale Benintende, il M°Minervini, il M° Branca, il pittore V. Caridi, il M° G. Giacomoantonio e l’Avv. De Marco ed altri illustri che hanno onorato con le loro attività la città di Reggio.

Furono istituite le sezioni della Settembrata, con la sezione che comprendeva un concorso di poesia in dialetto calabrese, un concorso di poesia in lingua italiana di un autore calabrese, etc;.Nella sezione musicale era stato bandito un concorso per violino e piano. E poi anche le sezioni teatrali,arti applicate, folklore e sportiva bandirono i loro concorsi, in cui parteciparono numerosi artisti, poeti, cantanti di tutta la Calabria.

Enorme successo ebbe la sezione della canzone con le sue rassegne d’interpretazione inedite .Diceva Giunta “ che cosa è, perciò una canzone? Nulla e tutto!”.

Fra le prime manifestazioni della Settembrata che hanno incontrato i favori del pubblico furono gli intrattenimenti quindicinali nel salone dei ricevimenti del Comune.

I “Giovedì” ideati dalla contessa Cleobe Piromallo di Montebello e dall’Avv. Francesco Conci, capo sezione letteraria, che diede il nome di “Giovedì letterari-musicali”.

A tali incontri artistici il pubblico accorreva sempre numerosi, tanto che nell’annata 1945- 46 i “Giovedì” della Settembrata furono più numerosi con un originale intreccio artistico, musica, canto, conversazioni d’arte, presentazioni di poeti, scrittori,artisti e saggi di poesia, naturalmente in vernacolo calabrese.

Scriveva Guglielmo Calarco” Io vedo la Settembrata nostra, come la sintesi di questa gioia di vivere, di amare e di sognare nella nostra terra e per la nostra terra”,

Purtroppo dopo un paio di edizioni anche questa manifestazione fini nel dimenticatoio. Oggi dove qualcuno fra minacce e proclama parla di secessione noi vogliamo concludere con un’ottava di Nicola Giunta.

“Su Calabrisi e calabrisi sugnu,

su nominatu pi tuttu lu regnu

cu ‘ndi voli canzuni nci dugnu,

d’amuri,ngelusia, spartenza e sdegnu

e, quandu cantu,eu non mi confundu

e cu canta cu mmia ‘nci menti ‘mpegnu,

e quanti cantaturi su a lu mundu,

a tutti cu la spada li cumandu”.

Le principali Tappe della Processione

Ieri come oggi si ripete l’annuale appuntamento con “Festa di Madonna” o meglio con la processione che porta il Quadro della Madonna della Consolazione dal Santuario dell’Eremo alla Cattedrale.
Per tornare indietro nel tempo e tracciare le tappe principali di questa Processione dobbiamo avere un punto di riferimento l’insediamento dei Frati Cappuccini di Valletuccio guidati da Padre Ludovico Cumi e da Padre Bernardino Molizi, nell’anno 1532 quando accolsero l’invito dell’Arcivescovo Girolamo Centelles di trasferirsi in un suolo detto Eremo dove sorgeva una cappella che era di proprietà del dottor Giovanni Bernardo Mileto.
Successivamente la proprietà s’ingrandì con le donazioni dei vari Monsolini , Cumbo Domenico, Cumbo Paolo, Mandica e della famiglia Proto.
I frati vi costruirono un Eremo dove giganteggiava un dipinto della Madonna della Consolazione di proprietà di Camillo Diano.
Nel 1547 il nobile offrì un nuovo quadro raffigurante sempre la Madonna della Consolazione, realizzato dal pittore Nicolò Andrea Capriolo, il quale introdusse le figure di San Francesco e di Sant’Antonio.
Un anno dopo( 1548) il dipinto venne benedetto in Cattedrale dall’Arcivescovo Gonzaga e portato all’Eremo.Il vecchio dipinto venne invece trasferito a Malta nel palazzo del Diano e successivamente fu trafugato dalle truppe napoleoniche,di quella Sacra Immagine dalla fine del 1700 non si hanno più notizie.
Negli anni che seguirono i Padri Cappuccini si distinsero per il loro aiuto sia materiale che spirituale.
Ma la venerazione alla Madonna della Consolazione ,e la “discesa”del Quadro in Reggio risale al 1636,quando tutta la penisola fu colpita da una delle tante malattie contagiose. Reggio non fu risparmiata e, quando si ebbe notizia delle prime vittime, la popolazione si recò nel luogo detto della Consolazione,dove insisteva appunto il convento dei Frati Cappuccini, e si raccolse in preghiera affinchè la Madonna intercedesse con il Padre Nostro che sta nei cieli.
Con il passare dei giorni i reggini non si contentarano di recarsi al convento, ma chiesero ed ottennero dal Padre Superiore di poter portare la Sacra Immagine al Duomo della città in processione.
Superato il Vallone Caserta,attraversati i sobborghi di S.Lucia e S.Paolo i fedeli entrarono, dopo aver varcato porta Mesa nel cuore della città e raggiunsero la Cattedrale.
Il Quadro fu collocato nella cappella del SS. Sacramento e fu meta di pellegrinaggio sia per la popolazione della città che per gli abitanti dei villaggi vicini.
Per tutto l’anno e il seguente la Calabria e la Sicilia furono scosse da terremoti e minacce di pestilenza,così continuarono le supplicazioni affinchè quei flagelli non toccassero la città, cosa che avvenne in quanto gli altri villaggi furono distrutti causando la morte di circa 12000 persone.Reggio barcollò ma non subì danni(27 marzo 1638) e l’evento fece gridare al miracolo.
La devozione alla Madonna della Consolazione fu vergata su carta con atto autentico il 26 Aprile 1638 dal notaio Vincenzo Siclari.
Il pubblico testamento prevedeva che l’Immagine della Beatissima Vergine fosse assunta a Principale Protettrice della città, che il Quadro ogni anno il secondo sabato del mese di Settembre con solenne processione venisse portata in Cattedrale e vi rimanesse fino al 21 Novembre dello stesso anno,quando la Sacra Immagine tornava all’Eremo, il Sindaco in carica e i suoi successori negli anni avvenire, accompagnati da quattro testimoni dovevano donare un grosso cero votivo e la somma di sei ducati.
Lo stesso testamento fu rinnovato nel 1693 quando la città ancora una volta venne liberata dal flagello dei terremoti,con atto pubblico del notaio Salvatore Mentola.
Ancora la data che rimarrà nella storia, fu quella del 1751 allorchè tutto il Regno fu attaccato da un morbo contagioso quale era la peste , grazie alle preghiere di Fra’ Antonio Tripodi, la Beatissima Vergine Maria della Consolazione liberò la città da quel terribile male.
Negli anni che seguirono i Sindaci con grande devozione ottemperarono sempre a quanto stipulato con i famosi rogiti,tanto che nel bilancio comunale c’era una apposita voce detta”Cerimonia del cero votivo”.
Sempre con atto pubblico il 3 Agosto 1743 la Madonna della Consolazione fu dichiarata solennemente Patrona di Reggio di Calabria.
Come avviene tutt’oggi, anche negli che furono,l’Amministrazione Comunale prevedeva delle spese per i festeggiamenti in onore della Madonna.
Nel 1831 per tale manifestazione le casse comunali spesero 58 ducati 92 grana e 6 lotti così ripartiti; 3 ducati al ceriolo Marra Giorgio per fornitura cero; 1 ducato e 20 grana al pittore Paolo Lipari per aver disegnato l’impresa di San Giorgio sul cero; 3 ducati e 50 grana al fuochista Domenico Spinella per lo sparo di 500 mortaretti in Piazza Duomo e al Santuario dei Cappuccini; 6 ducati a Fra Ludovico da Reggio come elemosina prevista dall’atto notarile; 1 ducato al facchino Pietro Leone per aver portato il cero nel suddetto Santuario; 1 ducato e 60 grana al fabbro Fortunato Romeo per aver costruito in ferro la vara; 60 grana al pittore Vincenzo Laganà per aver dipinto di colore verde in olio il predetto ferro; 1 ducato e 20 grana a Demetrio Provazza capo tamburo per aver fatto suonare i tamburi nella Processione e nel Santuario; 40 grana a Filippo Scopelliti servente comunale, per aver comprato una fettuccina di lana per legare lo stemma al cero.
Nei cinque anni che seguirono ci fu sempre la stessa prassi, solo nel 1836 quando imperversava il morbo denominato Cholera Asiatico, il sindaco Gennaro Giuffrè, chiese ed ottenne da Padre Guardiano Fra’ Monteleone, che il Quadro della Vergine rimanesse in Cattedrale fino a quando il pericolo di contagio fosse scongiurato.
La Sacra Immagine vi ritorna al Convento dei Cappuccini non il 21 Novembre come stabilito ma precisamente un anno dopo.
Le date scritte era un impegno che i Sindaci o loro delegati( in genere il II° eletto) onoravano sempre; e quando nel 1840 il Sindaco Giacinto Sacco il giorno prefissato (21 novembre) non si potè recare al convento fece pervenire al Padre Superiore un messaggio dove si portava a conoscenza che “ causa legittima” il rappresentante del popolo reggino e i quattro testimoni spostavano la data al 30 di Novembre.
Altro anno che rimarrà negli annali di Festa di Madonna è quello del 1849 quando per la prima volta dalla stipula del rogito , il Sindaco Musitano non fa sottoscrivere ai quattro testimoni “il processo verbale” ma fa apporre la firma solo al Padre Guardiano e al Vicario Fra’ Ludovico da Reggio.
Andando avanti negli anni la Processione del Quadro della Madonna della Consolazione oltre ad essere festa religiosa divenne una vera sagra popolana.
Nel 1852 la festa ebbe inizio il 10 Settembre e terminò il 14 e vi furono i primi festeggiamenti civili, ai tamburi si aggiunse la banda musicale( capo banda Vincenzo Mazzini, vice capo banda Gentile musicisti Zannino, Imbuso Maggio, Fate, Seminara, Fusero, Niglio, Pellegrino, Chieti, Marsano, Misiano, Chindemi, Carbonaro,De Stefano , Modafferi, Papa e Altomonte) e per la loro prestazione venne pagata la somma di 50 ducati.
Le strade principali vennero addobbate con festoni e ci fu la prima illuminazione straordinaria a cura della ditta Domenico Foti che ricevette 68 ducati e 40 grana.
Il Comune da quell’anno si fece carico anche dei compensi da dare ai sacerdoti che celebravano messa nel periodo della festa e sempre nel 1852 per tali celebrazioni si spesero 4 ducati al celebrante don Massara per le messe serali,45 grana a testa al diacono Porcino e al subdiacono Martino e ai tre chierici; mentre ai cantanti Amuri, Occhiuto e Guarnaccia andarono 40 grana a testa.
Sempre in quell’anno furono pagati dal cassiere comunale Diego Maria Falduti( a cui spettarono 60 ducati di compenso)4858 ducati e 04 grana e fu così l’inizio della festa “moderna”.