REGGIO CAPOLUOGO. NON ERA SOLO IL “PENNACCHIO”

Oggi i nostri giovani disconoscono cosa accadde a Reggio dal 14 Luglio 1970 al 16 Febbraio 1971, di contro sono ancora vividi nella mente dei reggini che hanno superato da qualche decennio il mezzo secolo, i giorni della protesta popolare per Reggio Capoluogo.
La rivolta di cui trattasi , storicizzata come la Rivolta di Reggio o Rivolta Boia chi Molla, la condusse il popolo, donne, uomini e ragazzi, che si ribellò al sopruso con ragioni antiche e innegabili. Dietro le barricate condussero la propria battaglia con le pietre, contro i mezzi blindati di Esercito e Polizia
Su questo avvenimento che segnò la Storia Reggina ,negli anni trascorsi, si è parlato e scritto tanto, noi vogliamo trattare l’argomento “Reggio capoluogo della Calabria” sotto il profilo storico-geografico-economico turistico, facendo dei lunghi passi a ritroso nel tempo per poi arrivare alla fine della seconda guerra mondiale, quando sorsero già le prime polemiche tra Reggio e Catanzaro.
Durante l’Impero Romano la città di Reggio Calabria fu’ dichiarata sede dei Correttori con giurisdizione sulla Lucania e sui Brutii, territorio corrispondente a quasi l’intera Basilicata e la Calabria odierna; più tardi divenne metropoli degli stessi Brutii.
Sotto i Bizantini con l’imperatore Leone VI° Il Filosofo, Reggio fu eletta capitale del primo”Tema” che comprendeva la Calabria e la Basilicata Occidentale. Il territorio comprendente la Calabria, la Puglia e la Basilicata era diviso in due parti dette “ Temi” e Reggio, come anzidetto, ne era la Capitale del primo .
Ancora più avanti nel tempo Filippo II° d’Aragona la proclamava capitale. Si giunge quindi al 1861, quando fu stabilito di ripartire lo Stato Italiano in Province. Furono scelte innanzitutto le città più popolose come capoluoghi provinciali, e solo successivamente fu fissata la circoscrizione provinciale di ciascuna provincia.
Non risulta, da nessun testo, che a quell’epoca qualche città con minore popolazione fosse insorta a reclamare per sé la designazione a capoluogo in relazione alla centralità topografica, in confronto di altre città più popolose . Se si dovesse tenere conto del punto geometrico da identificare sulla carta geografica al fine d individuarne il Capoluogo di Regione, allora Enna prevarrebbe su Palermo, Nuoro su Sassari, Benevento su Napoli e S.Eufemia Lametia su Reggio e Catanzaro.
In una relazione della Società Geografica Italiana, redatta nel 1910, Mario Baratta, nei riguardi di Reggio si esprimeva così “ Nonostante le scorrerie dei barbari, i terremoti del 1783 e 1908, la città e sempre risorta ed oggi è un centro di comunicazioni terrestri (ferrovie e autolinee) marittime di primissimo ordine”.
Si giunge quindi all’anno 1946, quando il Ministero degli Interni istituì una Commissione di studio per la riforma della legge comunale e provinciale per l’organizzazione e i compiti delle amministrazioni regionali, presieduta da S.E. Marazza. Dopo diversi mesi di duro lavoro la Commissione presentò una relazione del Consigliere di Stato dr. Berruti, che oltre alle indicazioni delle riforme da attuare, indicava Reggio capoluogo della Regione Calabria. A tale scelta si opposero gli uomini politici catanzaresi, facendosi forti dei 37 uffici regionali che insistevano a Catanzaro e del fatto che la città era sede della Corte d’Appello (trasferita nel 1594 a Seminara da Reggio distrutta dai barbari e da Seminara collocata a Catanzaro per necessità di porre gli uffici e gli archivi in luogo sicuro lontano dai saccheggi e invasioni).
Scriveva “Il Grido della Calabria” il 29 Ottobre 1947 :”Catanzaro per essere capoluogo dell’Ente Regione deve costruire, deve approntare uffici, gli appartamenti per i funzionari, insomma, quella struttura iniziale indispensabile che, è bene ripeterlo, Reggio possiede”.
Nella lunga diatriba sulla questione del capoluogo, il 1° Settembre 1948 il catanzarese Falcone Lucifero scriveva sul “ Il Progresso Calabrese”: “ L’ubicazione di Catanzaro è anacronistica, con le necessità della vita moderna, vita di traffici, di scambi, di facili accessi, in contatto con il mare e con le grandi vie di comunicazione; ebbene lasciamo da parte l’amore dei conterranei e domandiamoci obiettivamente: Catanzaro è in simili condizioni?”.
Reggio corrispondeva pienamente ai quesiti posti da Falcone; nel 1949 la città contava 146.019 abitanti (99.689 nel centro) la sua superficie era 23881 ha , le sue strade si sviluppavano per 80 Km.di coste ed era la diciottesima città d’Italia dopo Brescia e prima di Livorno, la quarta del Mezzogiorno. Il porto in quell’anno registrò 1547 arrivi e altrettante partenze. Nella città insistevano 12 Istituti di Credito, contro i 4 di Catanzaro e i 6 di Cosenza. Tantissimi erano gli uffici regionali, il più importante era il Compartimento ferroviario, che aveva una forza di 7.746 impiegati dei quali 3.100 residenti nel capoluogo .Anche le ditte iscritte alla Camera di Commercio al 31 Luglio 1949 erano superiori in Reggio Calabria rispetto Catanzaro e Cosenza, infatti Reggio ne contava 25.787 contri 14.917 dei primi e 19.056 dei secondi. Tra queste ben 130 ditte reggine svolgevano un largo giro d’affari in campo internazionale, in particolare esportavano i principali prodotti calabresi ( agrumi,pomodori, limoni, susine, uva etc;). In quel periodo l’industria del bergamotto occupava un ruolo di primissimo piano, il quantitativo medio del prodotto annualmente si aggirava intorno ai 160.000 Kg e quasi 150.000 Kg venivano esportati in Francia, Stati Uniti e Inghilterra. Accanto all’industria dell’essenze, c’erano le rinomate fabbriche di profumi tra cui la “Fiori del Sud”, “La Calabrisella”( forse l’unica esistente),”L’Alba” e “ L’Aurentia” che davano un apporto notevole all’economia locale. L’industria olearia era fiorente, nella provincia risultavano installati 1887 frantoi e venivano impiegate circa 7000 unità. Pure i mulini e i pastifici davano lavoro a molta gente la cui produzione era sufficiente ai bisogni locali, tanto che se ne esportavano fuori provincia prodotti finiti. Insistevano inoltre, sempre nel capoluogo, le industrie dolciarie e della marmellata( rinomata era la Locretta), quelle del freddo (17 fabbriche del ghiaccio), quelle per materiale da costruzioni( calce,gesso,laterizi), quelle del latte e dei suoi derivati, quelle per la fabbricazione dei salumi, e addirittura quelle chimiche( Laboratorio S.A.S.S.). Qualcuna di queste industrie ancora sopravvive, mentre sono scomparse le filande per la lavorazione della seta che sul finire degli anni quaranta si effettuava( eccetto una filanda che si trovava a Cosenza) solo a Reggio e nella sua provincia(Cannitello, Villa San Giovanni e Locri). La seta prodotta, ad un costo che si aggirava attorno alle 1750 lire al Kg, veniva destinata al mercato interno( Milano) ed in parte esportata. L’industria alberghiera era ottimamente attrezzata e Reggio vantava il “ Lido” più bello e attrezzato d’Italia meridionale. Infine esisteva, sempre nella città della Fata Morgana , la Stazione Sperimentale delle essenze e dei derivati degli agrumi, unica in Italia.
Il dubbio su chi dovesse essere il capoluogo della Regione Calabria, per la Prima Commissione permanente (Interni) della Camera dei Deputati, era inesistente, tanto da scrivere “ …le capitali come ci insegna la storia, debbono rispondere all’interesse generale di uno Stato, di una Regione, di una Provincia, Reggio era ed è la capitale calabrese, anche per la funzione plurisecolare e per destinazione trimillenaria”; proseguiva la relazione della Prima Commissione ”…è vero che l’ordinamento italiano non contempla una vera e propria gerarchia delle città e solo talune leggi, come quella comunale e provinciale, particolari facoltà amministrative, hanno maggiore e minore ampiezza in relazione al numero degli abitanti dei Comuni”.
Anche il sindaco d’allora Giuseppe Romeo scendeva in” campo” per perorare la causa: “ questa polemica è indubbiamente incresciosa, per il capoluogo della Regione, la città di Reggio è costretta ad intervenire in maniera aperta ed inequivocabile, non già per amore di vieto campanilismo, ma per difendere i propri diritti, battuti in breccia alla consorella Catanzaro attraverso una campagna stampa dir poco mortificante”.
La polemica tra Reggio e Catanzaro continuò anche agli inizi degli anni ’50.
Il 19 Gennaio 1950 ci fu una discussione alla Camera dei Deputati con relatore l’On. Domenico Spoleti, ma si concluse con nulla di fatto. Nei giorni seguenti, il 20 Gennaio, furono convocati a Reggio tutti i Sindaci della Provincia dal Prof. Tropea e ci fu un pubblico dibattito in Piazza Italia. Lo stesso fece la Giunta Comunale il 21 Gennaio, che presieduta dall’assessore anziano Cav. Vitrioli deliberò di presentare le dimissioni con effetto dal giorno in cui la Commissione degli Affari Interni dovesse deliberare o comunque proporre Catanzaro Capoluogo.
Ma per dare ufficialmente il capoluogo alla Regione passarono altri venti anni dall’ultima importante discussione alla Camera dei Deputati e ben ventidue da quando il 1° Gennaio 1948 la Costituzione ne previde le Regioni.
Ma tutti i politici che si susseguirono fecero come Penelope che faceva e disfaceva la tela, per poi giungere al 16 Luglio 1970 con il famoso “pacchetto” d’interventi economici per la Calabria. l’On. Colombo annunciava che Catanzaro era stato designato capoluogo della Regione Calabria. Ad orientare il Governo su questa scelta influi’ anche la sede della Corte d’Appello che insisteva a Catanzaro. Qualcuno in quel periodo ha così commentato:” Giustificazione formale, quasi che i processi rappresentino l’anima di una città”.
Già due giorni prima in città iniziarono le manifestazioni di protesta con la partecipazione di migliaia di persone tutti i ceti sociali senza distinzione di sesso, e nacquero ovunque i comitati per Reggio Capoluogo.
Dopo la decisione del Governo iniziò una vera e propria guerriglia contro le forze dell’ordine , e si ebbero le prime vittime e centinaia di feriti.
Di tutti gli eventi che ne seguirono ne è zeppa la bibliografia Nazionale, noi vogliamo concludere con un profetico giudizio di un foglio locale del 17 Settembre 1949 che pubblicava sotto il titolo” Cecità della classe dirigente” e recitava : “ Quando le cose sono giuste i cittadini di Reggio Calabria non temono i moschetti e la galera” e poi proseguiva testualmente “ …..siamo perfettamente convinti che il Prefetto, già messo al corrente a mezzo dei suoi organi, dell’esplosione, che potrebbe definirsi rivolta, avrà già informato il Governo Centrale. Spetta al Governo evitare le lotte fratricide tra popolo e polizia, intervenendo energicamente”. Impressionante profezia se rapportata a quanto accadde nel 1970. L’attualità dei giudizi espressi a distanza di poco più di due decenni e non recepiti da una classe politica disattenta , ritardataria e poco lungimirante, solo adesso ne palesano i danni provocati dalla mancata designazione a Capoluogo Regionale. Si perché il “ Pennacchio” che non sventola sulla nostra città ha fatto si che si concretizzasse negli anni una vera e propria spoliazione di Compartimenti vedi Ferrovie dello Stato e Poste e Telecomunicazioni; Uffici,come quelli Doganali e delle Opere Marittime, Il Distretto Militare, il declassamento e la chiusura parziale dell’Aeroporto e la soppressione dei treni a lunga percorrenza e non ultima l’Agenzia dei Beni Confiscati che ha preso la via di Roma.
Allo stato attuale, come per i secoli trascorsi, ci rimangono le bellezze naturali, con la speranza che Qualcuno più in alto, vista l’inettitudine del popolo reggino e sopratutto della propria classe dirigente, non tolga la Sua protezione e allora, come recitava un titolo di un famoso film,……. “ NON CI RESTA CHE PIANGERE”.

 
 

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